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Halloween (1978)

Aggiornamento: 10 ago 2019

Quando John Carpenter concepì il personaggio che più di ogni altro avrebbe rivoluzionato, scritto e riscritto la storia del cultura horror, certamente, non aveva idea dell’onda d’urto che avrebbe investito tutto il cinema dell’orrore degli ultimi 40 e rotti (rotti e malconci) anni.

Halloween – La notte delle streghe del 1978 è uno di quei cosiddetti cult (termine spesso abusato, anche in queste pagine, per carità) che si lascia poco massacrare dalle critiche sterili di certi sfaccendati scribacchini professionisti del cinema.

E’ un opera d'arte, senza sbavature, senza doppifondi. E’ un meccanismo perfetto, fatto di inquadrature, controcampi, ombre lunghe e affilate, maschere scolpite nel terrore e musica.

Sì, musica.

Perchè è impossibile separare la carne (pellicola) dalle ossa (la colonna sonora) che a suon di sintetizzatore, ben addestrato dallo stesso regista, ci ha regalato fra i temi più belli della storia del cinema.

Michael Myers , il protagonista, il Male, il Re e Redentore, il dio della Morte, il demonio, è fra i personaggi meglio riusciti della cinematografia tutta.

Michael Myers è l’ombra della Strega, feroce spettro in carne e ossa, che incombe sulle teste degli abitanti della piccola cittadina di Haddonfield e, soprattutto, su quelle dei mocciosi tutto “dolcettescherzetto”, desiderosi di finto, dolciastro, e zuccoso terrore.

E la baby sitter più famosa d’America? Ce la vogliamo scordare? Una Laurie-Jamie Lee Curtis perfettamente in linea con l’idea di brava ragazza, virginale, tutta libri, casa, scuola, lunghi e innocui viali adombrati da alberi muti e miti, foglie secche, morte due volte, vento che fa ondeggiare gonnelle al ginocchio e calzini bianchi… e l’ombra della Strega dietro un cespuglio…

Dolcetto o scherzetto?

La notte di Halloween è, qui, lunga quanto un coltello da cucina, fredda quanto una lapide.

Una notte di morti annunciate e profetate da uno strepitoso dottor Loomis-Pleasance che meglio di tutti conosce le origini e le potenzialità del demone in tuta da meccanico e bianca maschera. Anche questa diventata vera e propria icona sacra.

Il finale è secco, avvizzito come la pelle di un morto. Non c’è spazio per un lieto fine negli incubi.

Laurie e il dottor Loomis non assistono alla resurrezione di Michael; la intuiscono.

E questo consegna gli ultimi fotogrammi, scanditi dal tema musicale principale, al mito. All’eternità.

D’altronde, si sa, la Morte non può morire…

"...una faccia atona, bianca, completamente spenta; e gli occhi neri... gli occhi del Diavolo!"

Regia: John Carpenter

Produzione: Compass International Pictures e Falcon International Productions (1978)

con Donald Pleasence, Jamie Lee Curtis, Nancy Loomis, Nick Castle

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