Umberto Lenzi è il regista di questo film di “contaminati” caserecci, simili a zombi (ma non lo sono), voraci di sangue umano e truccati grossolanamente.
Dalle prime sequenze ci si rende subito conto che le atmosfere sono quelle di Zombi 2 di Fulci di appena un anno prima. Il film, ad onor del vero, segue la scia di successo della pellicola del Maestro.
La storia: il giornalista Dean Miller deve intervistare un noto professore, esperto di robaccia atomica che sta giungendo all’aeroporto cittadino su un aereo militare che sembra fregarsene di ogni regola aeroportuale: alla richieste della torre di controllo, nessuno risponde. Scatta il protocollo d’emergenza e una masnada di soldati, armati ed equipaggiati, attende sulla pista d’atterraggio il velivolo.
Dopo l’apertura del portellone passeggeri, il professore, con lo sguardo spento e privo di ogni inflessione accoltella inaspettatamente uno dei militari del comitato di benvenuto (si fa per dire).
Colti si sorpresa i militari vengono sopraffatti dal fiume di mostri che eromperà dall’aereo: violentissimi, armati, sfigurati, semi corrosi da un male sconosciuto, assaliranno i militari e avranno la meglio, facendo una strage e bevendo qualche litro di sangue dei malcapitati.
Queste sequenze chiariscono subito allo spettatore che la faccenda diventerà, presto, incontrollabile. Principalmente perché i contagiati, oltre che essere violentissimi, sono anche velocissimi. E questo diventerà metafora della velocità di propagazione della contaminazione.
In assonanza con il morso degli zombi, anche questo veicola il contagio e rende le vittime, carnefici.
I solito luminari dell’esercito getteranno le basi per varie ipotesi, una fra queste diventerà quella più accreditata: i violenti altro non sono che contaminati da radiazioni, malati di leucemia, pertanto voraci dell’alimento più prossimo a soddisfare la loro fame e dargli una parvenza di sollievo.
Il nostro eroe, il giornalista Miller, dopo esser sfuggito al primo attacco in aeroporto, cerca di persuadere i militari che hanno occupato l’emittente televisiva nella quale lavora, che è giusto informare la popolazione di ciò che sta accadendo. Nel più classico dei classici, i soldati ordinano al direttore dell’emittente e allo stesso Miller di mantenere il necessario (necessario a chi poi non si capisce) riserbo.
Miller, mentre la situazione cittadina degenera, in extremis salva la moglie (Laura Trotter), medico, raggiungendola nell’ospedale dove lavora e fuggendo con un autoambulanza, nel tentativo disperato di salvarsi.
Questa pellicola ha diversi pregi, probabilmente i criticoni avranno da ridire su diversi aspetti del film, ma bisogna riconoscere a quest’ultimo la capacità di instillare un certo senso d’angoscia allo spettatore, somministrandogli “morsi” di piacevolissimo splatter e scene che, malgrado una manifesta artigianalità, mostrano quel grande desiderio di sorprendere con poco del nostro cinema fatto in casa. Non manca l’azione e la suspense, le sparatorie, gli inseguimenti.
E’ vero, il trucco dei contaminati ricorda le facce dei lebbrosi, sbrigativo e un po’ cialtrone in alcuni casi: ma se abbiamo amato e amiamo lo “spaghetti horror” non storceremo per nulla il naso, apprezzeremo trucco e parrucco, godendoci queste maschere, terrorizzanti e, a loro modo, ripugnanti.
Se poi si aggiunge la colonna sonora del grande Stelvio Cipriani, artista spesso dimenticato e compositore di musiche memorabili, viene fuori una pellicola che intrattiene, suggestiona, e, nonostante vi siano (in)volontarie cadute nel trash, ci regala una novantina di minuti di sano e spensierato divertimento.
Regia: Umberto Lenzi
Produzione: Dialchi Film Lotus Films Televicine S.A. de C.V. (1980)
con Hugo Stiglitz, Laura Trotter, Maria Rosaria Omaggio, Mel Ferrer
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