La Casa (Evil Dead), 1981, è il film horror che tutti gli appassionati di film horror hanno sognato, almeno una volta, di girare…
Il giovane Sam Raimi, regista e promettente ventenne della cinematografia del terrore, non aveva ancora chiaro il concetto che con la sua Casa avrebbe dato vita a uno straordinario caleidoscopio di sangue, urla, suoni e orrori, ancora oggi emulato, scimmiottato e inutilmente “remakizzato”.
Un cult, per quel che mi riguarda, al pari di quella Notte dei morti viventi di un certo Romero...
E diciamolo subito: in alcune sequenze, si avverte l’odore acre di opera prima. Ma nulla è a confronto con quel persistente e azzeccatissimo lezzo di foglie e carne morta che accompagna tutte le sequenze… La potenza visiva delle inquadrature, l’uso sapiente e talvolta inedito degli effetti sonori e la straordinaria efficacia di una fotografia affilatissima e a tratti espressionista rende decisamente trascurabile, se non nulla, ogni sbavatura e ci sorprende, angolazione dopo angolazione, fotogramma dopo fotogramma, spettatori inermi dell’indicibile in questi 85 minuti di orrore puro.
Se si ha voglia e tempo di piluccare i numerosi contenuti speciali di molte edizioni in DVD si andrà oltre il girato per approdare ai tanti succulenti aneddoti che hanno caratterizzato la realizzazione di questa terrificante “Casa”.
La storia è semplice, forse scontata: un gruppo di cinque giovani decide di trascorrere un weekend in una baita in montagna immersa nei boschi, fra muschio, umidità e suggestive nebbioline.
Durante la cena, in pieno brindisi all’amicizia, una botola spalanca rumorosamente le fauci, impaurendo la masnada, che, velocemente, si raccoglie attorno ad essa; cosa ne ha causato l’apertura?
Fra la composta curiosità di Ash (Bruce Campbell, vera e propria icona del cinema “CasAereccio”) e il canonico timore delle fanciulle del gruppo, si fa strada lo spocchioso coraggio di Scotty (Richard Demanicor), che infila le ripide scale della cantina, scomparendo nel buio.
Nelle viscere del fabbricato, trova un registratore, un inquietante pugnale e, udite udite, niente meno che lui, il Necronomicon… il libro dei morti; elegantemente illustrato con il sangue e foderato di preziosa pelle umana.
Li sentite i lamenti dei defunti adesso?
Deve averli sentiti anche il precedente abitatore della casa (uno sfortunato archeologo) che dopo aver decifrato, letto, recitato e registrato su nastro le malefiche formule magiche del pregevole e malevolo manoscritto, ha risvegliato le entità che, come vedremo più avanti, lo hanno letteralmente inghiottito.
Sotto lo sguardo ancora spaventato delle ragazze, Ash e Scotty, strappano via il magnetofono dalle oscurità della cantina, riesumando con esso tutto il potenziale malefico che fra qualche fotogramma scatenerà diverse nefandezze al metro quadro...
Il tasto PLAY, dunque, avvia la maledizione, l’orrore e tutto il resto di questo straordinario lungometraggio; ciò che era nel bosco, ovunque, in attesa, si risveglia. Le divinità empie evocate dalla voce registrata, tornano, molto incazzate (accade, risvegliandosi da un sereno sonno millenario…) e cominciano a possedere, uno ad uno, tutti e, per esser precisi, “tutto”.
Sì, perché nella Casa di Sam Raimi ogni oggetto è vittima e inevitabilmente carnefice al soldo del Male: le ante delle finestre, le tubazioni gorgheggianti sangue, le lampadine, ogni singola trave scricchiolante e urlante, gli specchi, le sedie, gli alberi…
Diverse sono le sequenze passate alla storia: Cheryl (Ellen Sandweiss), viene letteralmente stuprata da un ramo quando, consapevole dell’abominio scatenato dalla stupidità degli amici, fugge fra i boschi che letteralmente abusano di lei. E sempre gli alberi tornano a flagellare il volto di Scotty quando questo, vigliaccamente, decide di fuggire, abbandonando gli amici al loro destino.
La partita finale verrà giocata dall’unico sopravvissuto, Ash, brutalmente e dolorosamente dileggiato dalle creature, che, dopo aver decimato amici e fidanzata, lo costringono a farne scempio, illudendolo, fino alla fine, che ridurli a pezzi e seppellirli possa finalmente donare pace a lui e agli altri malcapitati.
Inclemente, cupo, ironico, affilatissimo e zuppo di decine di litri di sangue, questo film catalizza il genio e l’intraprendenza di uno straordinario gruppo di persone, Sam Raimi in testa, che sconvolsero la morale dell’epoca a causa delle numerose scene di violenza (da alcuni definita gratuita) ai limiti dell’insopportabile. Lo stesso Raimi finì in tribunale ma, così vollero gli dei, venne assolto.
Dentro la sua Casa c’è un po’ di tutto: zombi, demoni, citazioni, umorismo nero, arti mozzati, putrefazioni in real time e possessioni diaboliche che più non si può. C’è un volenteroso ed efficace uso della telecamera, che letteralmente insegue le inquadrature sempre puntuali ed godibilissime.
Il piacere dell’invenzione trasuda da ogni fotogramma così come quella naturale inclinazione del regista alle rocambolesche sperimentazioni che fanno di necessità virtù (il Male in soggettiva che vaga per i boschi è realizzato con una sorta di steadycam low budget).
C’è persino spazio per un’efficace stop motion, tecnica che fa sempre la sua (s)porca figura, che anima morti e mostruosità varie, fra i quali un beffardo e truculento Necronomicon, duro a morire, in una sequenza epica quanto ripugnante.
Tutto questo dentro un contenitore divertente, rumoroso, urlante: alto quanto un soffitto, largo un corridoio e profondo come una definitiva e maleodorante fossa…
Regia: Sam Raimi
Produzione: Avco-Embassy Pictures (1981)
con Bruce Campbell, Richard Demanicor, Betsy Baker, Ellen Sandweiss, Theresa Tilly
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