Si parla di un classico, diventato mito, ridiventato classico e forse destinato nuovamente a cadere nel dimenticatoio. Complice il fatto che dopo anni di oblio, la versione (scarna, stringata, veramente povera) in DVD si è esaurita prestissimo e adesso chi ha voglia di riavere fra le mani questa reliquia deve armarsi di denaro e pazienza.
Perché chi ce l’ha se lo tiene stretto, chi lo vende, lo vende ad un prezzo spesso iniquo se non disonesto.
Ma non siamo qui per parlare delle leggi di mercato dei DVD-reliquia, ci mancherebbe: questa premessa era d’obbligo (credo) per rafforzare l’aura di mito che negli hanno ha aleggiato e aleggia attorno a questa pellicola, composta da tre episodi due dei quali “carini” ma assai evanescenti se paragonati al terzo ed ultimo episodio. Proprio lui, con buona pace degli altro, ha contribuito a rendere celebre questo film, meritandosi l’appellativo forse ritrito ma in questo caso perfettamente calzante di “cult”.
La tentazione, dunque, di soffermarmi solo su quest’ultimo centinaio di metri di girato ci sarebbe se non fosse che ciò che li accomuna è la presenza di una vera e propria star di tante pellicole horror: Karen Blanche Ziegler, meglio conosciuta al pubblico come Karen Black.
Attrice dallo sguardo carismatico e certamente spesso a suo agio nei panni di “cattiva”, protagonista di una nutrita lista di pellicole anche horror e non. I più giovani la ricorderanno nei panni della per nulla dolce mammina della famiglia di pazzi sanguinari dei Firefly, ne “La casa dei 1000 corpi” per la regia di Rob Zombie.
Personalmente la ricordo ne “Il giorno della locusta”, in “Capricorn One” e nel qui presente Trilogia del Terrore, dove interpreta il personaggio di Amelia (già di per se un nome in odor di strega).
A tal proposito, giova ricordare a chi legge che tutti e tre gli episodi hanno come protagoniste personaggi femminili (sempre interprete da Karen Black ovviamente) apparentemente “normali” ma pronte a divenire diaboliche, seppur a pochi passi dalla fine di ogni episodio, per onorare l'esigenza di un canonico colpo di scena.
E così, la timida insegnante di liceo Julie del primo episodio, messa alle strette da un ricatto vile quanto sconclusionato, rivela la sua vera natura da mantide.
E ancora, nel secondo episodio, dove la Black interpreta due figure femminili differenti: una disinibita sessualmente e dai comportamenti provocanti e provocatori e l’altra timorata di Dio, apparentemente soggiogata dall’esuberanza soffocante della sorella. Questo è l’unico episodio in cui le protagoniste che scopriremo sono in realtà la stessa persona afflitta da un disturbo della personalità, muoiono.
E ora, è giunto il momento atteso...
L’ultimo episodio, Amelia il suo titolo, narra le vicende di una giovane donna, decisamente troppo influenzata da una madre oppressiva (che capteremo solo attraverso una conversazione telefonica) che pensa bene di regalare al fidanzato una statuetta in legno raffigurante un guerriero Zuni… Esattamente il regalo che ogni uomo vorrebbe ricevere dalla propria donna, no?
Ebbene, il pupazzo, dal ghigno affilato come la lancia che stringe nella rudimentale piccola mano, racchiude in sé lo spirito di un vero guerriero africano, feroce e sanguinario. Nell’”unboxing” della statuetta, Amelia legge le “istruzioni per l’uso” in un’antica pergamena, apprendendo che il nome del piccolo mostro è confortante tanto quanto il suo aspetto: Colui che uccide.
E che l’unico modo per tenere a bada l’istinto guerriero e sanguinario dello spirito è lasciare lì dove si trova, ossia attorno al corpicino in legno, una catenina con un talismano. Se mai fosse tolta, la statuetta diverrebbe viva (anche troppo!) con tutte le prevedibili conseguenze.
Bisogna dire che questo episodio è tratto da un pregevole racconto dal titolo “Prey”, scritto da quel Richard Matheson che ha firmato e ispirato diverse pietre miliari del cinema horror.
E di fatto, la protagonista, diventa la facile preda nelle anguste geometrie del suo stesso territorio, un appartamento-trappola, inseguita fino allo sfinimento da questo mostriciattolo unico scopo il quale e mordere, pugnalare, torturare, urlare e terrorizzare la povera Amelia che, poveraccia, ce la mette tutta per neutralizzare il feticcio, fino all’epilogo agghiacciante dell’episodio.
Ancora una volta quando si parla di “cult” forse se ne parla più per nostalgia verso quel certo modo di fare cinema che magari oggi risulta obsoleto e privo di ritmo che per la “squisita fattura” dell’oggetto cinematografico in sé.
Probabilmente, se non fosse per il nostro amato guerriero Zuni, di terrore, in questa Trilogia, ve ne sarebbe ben poco. Ad ogni modo ciò che conta è la mise-en-scène, il ritmo, un montaggio ben orchestrato che quasi mai ci riporta all’idea che Karen Black sia inseguita da un fantoccio in fondo comico che, se privato del suo stridulo e agghiacciante urlo di guerra, diventerebbe mostruoso al pari di un peluche. Ad ogni modo tutto funziona alla perfezione, divertendo e terrorizzando alla giusta temperatura.
Regia: Dan Curtis
Produzione: Rete Televisiva ABC (1975)
con Karen Black, Robert Burton, Kathryn Reynolds
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